Viaggio nelle storie di famiglia con il genogramma

10 ottobre 2016/Senza categoria

Che dire, la psicoterapia è un viaggio dentro se stessi, si sa. A volte lungo, impegnativo laborioso ma comunque affascinante e di scoperta di “mondi interni” a volte inesplorati e inaspettati.

Spesso, all’inizio del percorso terapeutico, mi piace proporre alle persone che incontro di iniziare un viaggio alla scoperta del proprio mondo famigliare. Lo trovo molto utile, ricco di stimoli e a volte illuminante.

Voi avete mai provato ad abbozzare un viaggio nella vostra storia famigliare? Chi era il vostro bisnonno? Che mestiere faceva? Sapete chi ha scelto il vostro nome e perché? Ricordate la storia di quella zia che vedete solo una volta all’anno?

Rispondere a queste domande vuol dire ripensare da dove veniamo. Dal contesto allargato che ci ha in qualche modo influenzato più o meno indirettamente e tanto altro, ed è un vero e proprio viaggio.

Per compierlo utilizzo lo strumento del genogramma. Nato dagli studi di Bowen viene successivamente sviluppato e arricchito. McGoldrik e F.G. Gerson lo definiscono come “una rappresentazione dell’albero genealogico che registra informazioni sui membri di una famiglia e sulle loro relazioni nel corso di almeno tre generazioni, in modo da offrire una rapida visione di insieme dei complessi patterns familiari”.

Il genogramma si può utilizzare in diversi contesti. Per esempio, all’interno di un gruppo di formazione, come metodo per raccogliere informazioni all’interno di un percorso terapeutico individuale, all’interno di una terapia famigliare o di coppia.

A differenza dell’albero genealogico, oltre ai ruoli formali e anagrafici, nel genogramma si introducono i ruoli individuali e eventuali altri membri parafamiliari. “Il genogramma offre la possibilità di far rivivere il proprio passato, di suscitare emozioni, di far emergere elementi rimossi o rimasti in ombra nel contesto delle relazioni con la famiglia d’origine: Permettendo la scoperta e la ridefinizione di eventi nodali e dei nessi che li collegano” (S. Montàgano, A. Pazzagli, 2000).

Dal modo in cui i pazienti disegnano il loro genogramma, dagli eventi che raccontano, da come li raccontano,  si esplorano i miti, i segreti famigliari, i messaggi impliciti tramandati da generazioni, il lessico famigliare e tantissimi altri elementi. Per esempio è interessante notare quanto spazio e dove si colloca la persona che lo sta rappresentando graficamente. Si pone al centro, in alto, in basso del foglio? Oppure ancora, la grandezza dei simboli grafici è uguale per tutti? Chi viene disegnato con un simbolo più piccolo o più grande? Chi viene disegnato prima e chi dopo? A volte le informazioni riportate dalle persone non sono corrette o mancano dei pezzi ma sono tutti elementi significativi da valutare.

Alla fine del viaggio, come spesso accade, ci portiamo a casa qualcosa di buono e a volte possiamo constatare che qualcosa è anche cambiato.

Elena

Letture consigliate:

Montàgano, A. Pazzagli, 2000, “Il Genogramma. Teatro di alchimie familiari”, ed. F. Angeli

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