Che donna ci sta raccontando Kenzo?

31 agosto 2016/Senza categoria

Oggi in rete si fa un gran parlare del cortometraggio pubblicitario diretto da Spike Jonze per il lancio del nuovo profumo di Kenzo. Anche queste sono storie che incrociamo più volte al giorno, ovunque. Alcune ci rimangono impresse, altre non destano attenzione, altre finiscono subito nel dimenticatoio.

Ma questo non è un post di tecnica pubblicitaria, solo la mia lettura a riguardo.

I post di blog, gruppi Facebook, agenzie di comunicazione e stampa parlano di nuova visione della donna, di rottura, di novità. Già, ma in che senso?

C’è chi derubrica i vari ammiccamenti al solito erotismo, chi si limita a commentare bello-brutto-il solito senza argomentare. Poi ci sono i miei maestri e amici storyteller a cui ricorda “le Baccanti, i riti dionisiaci e quel tipo di enthusiasmos, con la donna che diventa il tramite più diretto verso forze ancestrali. Elemento disturbante per una pubblicità del settore beauty” (cit. Gaia Passamonti), e “con una progettazione patemica precisa e non innocente” (cit. Andrea Fontana).

Sempre Andrea Fontana ne fa una lettura più legata al destino dell’uomo e ci ricorda che l’utilizzo dei simboli, e in particolare dell’occhio, non è mai casuale. “Ci sono mille nessi possibili, e la rottura dello stereotipo può essere rappresentata dalla donna dis-articolata che attraversa la pupilla. Una nuova immagine che entra nell’occhio, inteso come Universale percettivo, per rompere il luogo comune della compostezza sinonimo di eleganza” fa eco Bianca Borriello.

Personalmente, sono rimasta colpita dalla trance che mi ha fatto subito pensare a un femminile puro, ancestrale, connesso ai riti che mandano in delirio e aprono ai simboli, come suggerisce la chiusura stessa del video. Certo, inquietante perché generalmente in questi riti la donna prescelta accettava di essere sacrificata – ora o allora?

Ma il senso generale d’inquietudine mi piace perché coglie l’essenza misterica, le pulsioni, le forze represse, i condizionamenti lunari e fisiologici tipici del femminile e qui leggo una rivisitazione in senso sessuale ma (pro)creativo e non erotico che chiude il ciclo con l’ascensione e il passaggio attraverso il potere vivificante dell’occhio. Non interpreto l’occhio in senso provvidenziale, massonico, quel senso di incombenza che tutto vede, ma lo collego alle divinità più antiche della prosperità, messaggio che poi a mio avviso è ripreso con il battito del petto che scuote, che risveglia e attraversa il mondo interiore senza mea culpa. Come se stessero dicendo: “donna: mettiti il profumo e crea”, un progetto, un figlio, un quadro… ah! chissà che trasformazione permette questo piccolo rito di passaggio e quotidiano, se crediamo a questa storia.

Per me è un messaggio paradossalmente rinnovato per le pubblicità di profumi che spesso ci mostrano petali che cadono, donne ingioiellate e via dicendo. Anche se è un messaggio antico quanto il mondo.

E voi? Cosa ne pensate?

Margherita

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