Cosa sono le storie? Chi se le ricorda “giuste”?

18 luglio 2016/Senza categoria

Le storie. Argomento molto ampio e interessante che mi ha portato a pensare a diversi aspetti del lavoro di psicoterapeuta.

Pensando alle storie come prima cosa mi sono venute in mente le favole, non solo quelle per i bambini ma anche quelle per adulti. Qual era la vostra favola preferita? Siete sicuri di ricordarla esattamente secondo la versione originale? Se ci pensate un attimo forse scoprirete che la vostra favola preferita vi riguarda anche oggi molto più di quanto non immaginiate.

Le favole, come sostiene Bruno Bettelheim, possono aiutare i bambini ad affrontare le loro paure, a risolvere blocchi emotivi, e più in generale a trovare un significato alle loro esistenze. “Queste storie, si occupano di problemi umani universali, soprattutto di quelli che preoccupano la mente del bambino, e quindi parlano al suo Io in boccio e ne incoraggiano lo sviluppo, placando nel contempo pressioni preconsce e inconsce”.

Una favola che ho scoperto “da grande” è quella dei “Caldomorbidi”. Creata da Claude M. Steiner (1969), ci parla del nostro bisogno fondamentale di essere riconosciuti dagli altri e di riconoscere “l’altro” attraverso un gesto, il contatto, le parole. La favola ci parla del sistema di scambi relazionali e di riconoscimenti che attiviamo per mantenere la nostra “economia di carezze”. Le carezze sono definite “l’unità di riconoscimento umano” (E. Berne, 1964) che tutti noi impariamo a gestire fin da piccoli apprendendo il modello offerto in primis dai genitori con tutte le regole annesse (C.M. Steiner, 1999). Ne abbiamo bisogno, sono indispensabili per la nostra sopravvivenza, proprio come il cibo. A volte il modello che interiorizziamo è positivo, altre volte invece può essere patologico e procurarci sofferenze.

In seconda battuta ho pensato alle storie che ascolto, alle storie di vita delle persone, a che cosa significa ripensarsi, raccontarsi, svelarsi, scegliere le parole per esprimere ciò che si è provato e vissuto. Anche durante un colloquio di selezione o durante gli incontri di coaching è interessante ascoltare in che modo le persone raccontano il loro percorso professionale e di formazione.

Sono storie i sogni che le persone mi raccontano e anche il corpo ha il suo linguaggio e da un certo punto di vista ha una sua storia che possiamo “leggere”. Il nostro corpo porta i segni della nostra storia, la incarna.

Elena

Fonti

Bettelheim, Il mondo incantato, 1977, Ed. Feltrinelli

Berne, 1964, A che gioco giochiamo, Ed. Bompiani

C.M. Steiner, 1999, Copioni di vita, Ed. La vita felice

 

 

 

 

 

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